Črna vas e altre cose nere
All'inizio del percorso, andando da Lubiana in direzione di Ig, subito dopo il cavalcavia sopra la tangenziale meridionale, c'è un incrocio semaforizzato e dopo di questo un'osteria che una volta si chiamava Pri Mokarju , . Proprio qui (o da qualche parte nelle vicinanze) inizia il nostro percorso che prende il nome dal caratteristico fiore della Fritillaria meleagris (močvirska logarica) che fiorisce a marzo e ad aprile.
Ci dirigiamo verso ovest, cioè in direzione di Črna vas . La strada è pianeggiante come se l'avessero tirata giù con il righello . Non sale neanche di un metro e non cambia direzione neanche di un metro. Una strada ideale per usare il pilota automatico, tuttavia non è stato purtroppo ancora inventato per le bici. Inoltre il pilota automatico non sarebbe proprio adatto per questa parte del percorso perché dobbiamo rivolgere altrove la nostra attenzione. Guidiamo, infatti, su una strada abbastanza trafficata dove inoltre le auto vanno a forte velocità. Le limitazioni chiaramente ci sono ma lasciamo stare i particolari ...
Mentre siamo intenti a girare i pedali seguendo il ritmo e a pensare a chissà che cosa, possiamo notare nel frattempo in che modo si sia urbanizzata intensamente la zona paludosa del Barje. Fino a qualche anno fa qui c'era ancora una piana inviolata e attraverso i prati potevi vedere senza problemi fino alla riva coperta di vegetazione della Ljubljanica. Solo qua e là c'era qualche vecchia fattoria, circondata da entrambe le parti da piccole siepi (mejice), caratteristici vialetti del Barje costituiti da cespugli e ontani neri che crescono lungo i canali (graben) – canali per il drenaggio – e solitamente indicano i confini del possesso dei terreni . Adesso questo ambiente è diventato abbastanza cittadino – una casa dietro l'altra e tra di loro certamente anche qualcuna fatta »in nero«. Solo la strada è rimasta ancora tipicamente di campagna – la strada non ha marciapiede, per non parlare della pista ciclabile.
Plečnik a Barje e anche qualcosa di cent'anni più antico
Non possiamo ignorare che non distante dal nostro punto di partenza, a destra lungo la strada, si trova la famosa chiesa di s. Michele, costruita secondo i progetti di Plečnik . Ed è comunque così particolare che difficilmente potrebbe sfuggirci. Jože Plečnik ne aveva fatto il progetto su iniziativa del parroco di Trnovo, nonché scrittore, Fran Saleški Finžgar per il nipote prete, l'avevano costruita negli anni 1937 e 1938. Il basamento è in pietra, tutto il resto è realizzato in legno ed era previsto successivamente un ampliamento che non è stato però reso possibile dalla Seconda guerra mondiale. L'ingresso alla navata della chiesa è realizzato con un onte in pietra che dà un accento caratteristico all'esterno della chiesa, l'interno è invece piuttosto modesto .
Dalla chiesa in poi contiamo i ponti. Nel primo che si trova subito dopo la chiesa non c'è niente. Segue un tratto più lungo senza ponti, ad eccezione di qualche ponticello sotto il quale non scorre niente di rilevante. Al secondo ponte (attraverso il canale Peščenek) ci giriamo a sinistra. Dall'altro lato della strada, appena prima del ponte, c'è la Tomaževa hiša, un monumento protetto dalla legge (Črna vas 219) che è l'opera residenziale più antica e conservata del Barje originario . È stata costruita nel 1844, cioè circa 14 anni dopo il prosciugamento di questa parte del Barje e l'instaurazione di condizioni ambientali in esso. La casa è un modello di architettura tipica ed è interamente costruita con travi in legno.
Barje primo ...
Perché non ci porti troppo lontano, dobbiamo girare a sinistra dopo aver percorso circa tre chilometri dal punto di partenza. Dobbiamo svoltare subito dopo il ponte sull'Iška, all'inizio del paese di Lipa (numero civico 1) . Questo è il terzo ponte dalla chiesa di Plečnik. La strada all'inizio è ancora asfaltata, dopo diventa sterrata ed è in piano come la precedente, soltanto che porta verso sud. Dirimpetto a noi si staglia la sagoma possente del Krim e abbiamo bisogno di circa dieci minuti per arrivare ai suoi piedi . Qui termina lo sterrato e nel momento in cui compare l'asfalto siamo già all'incrocio. La strada asfaltata ci sorprende anche un po', tanto c'eravamo già abituati allo sterrato morbido in piano. Svoltiamo a sinistra e ci affrettiamo verso Brest.
Brest, brest e Brest
Con la parola "brest" indichiamo a dire il vero una specie di albero che da noi è a rischio d'estinzione così che pochi cittadini »veri« sanno ancora come è fatto. Niente di strano dopo che sono già quasi scomparsi a causa della malattia olandese dell'olmo che ha già fatto fuori quasi tutti gli olmi in America e li ha decimati in Europa. Ma questo nostro rimarrà ancora. Non si tratta, infatti, di un albero, bensì di un centro abitato chiamato Brest. In un batter d'occhio siamo lì. C'è qualcosa che valga la pena di vedere? Certo! Oltre al centro abitato di Brest (menzionato per la prima volta nel 1330) che è già di per sé interessante da vere, qui c'è anche l'impianto di pompaggio di Brest che alimenta Lubiana con l'acqua potabile, e addirittura un castello più piccolo ovvero il palazzo di Brest . Non c'è quindi confusione con i nomi. Il palazzo è stato costruito nel. 1664 ed è rimasto conservato quasi nella stessa forma. Se desideriamo visitarlo dobbiamo girare a destra al primo incrocio all'inizio del paese, attraversare il paese e all'ultimo incrocio (dietro la chiesetta) girare ancora una volta stretto a destra. Il palazzo ha il numero civico Brest 23, l'impianto di pompaggio è a circa 400 metri più a sud. Interessante è anche la chiesetta di s. Andrea del 1614 che è stata fortemente ristrutturata nel XVIII secolo.
Se però non siamo più interessanti a queste amenità, giriamo a sinistra al primo incrocio all'inizio del paese e un'altra volta a sinistra al successivo incrocio (il bar al n. 45). Alla biforcazione notiamo la segnaletica stradale per la strada senza sbocco, il che ci fa pensare che è questa la strada per il nostro percorso – non c'è migliore cartello stradale. Dopo alcune centinaia di metri, quando finiscono prima le case e poi anche l'asfalto, voltiamo definitivamente le spalle a Brest.
Barje secondo ...
Adesso siamo di nuovo nella culla del Barje. Dopo una strada in sterrato abbastanza buona procediamo velocemente. Il sole asciuga le nostre schiene sudate. Alla nostra sinistra e destra c'è il Barje, dritto le Alpi di Kamnik e il castello di Lubiana. Idillio. Alla biforcazione giriamo a sinistra. Tutt'a un tratto notiamo un cartello informativo e una capanna per il birdwathing. Ottimo! Ci fermiamo e leggiamo le misure adottate per salvaguardare l'ambiente dell'uccello "il re di quaglie" che si può osservare in quest'area . Da qui in avanti la strada non è compattata in modo ottimale, tuttavia è normalmente percorribile tutto il tempo. Avanziamo verso nord e siamo già vicini alla strada in sterrato che abbiamo percorso fino a Brest ma non svolteremo su questa. Al primo canale più grande che si presenta dinanzi a noi, la strada finisce e dobbiamo svoltare. Questa volta giriamo a destra e non si può sbagliare perché altrove non si può. E siamo di nuovo su una strada più larga, abbastanza buona, e, chiaramente, assolutamente in piano così come lo sono tutte le strade del Barje. Guidiamo su un paesaggio coltivato, a sinistra e a destra di noi ci sono i canali, qui e là qualche piccolo boschetto. Le case diventano pian piano sempre più grandi. Il centro abitato, l'asfalto, la strada Ižanska cesta, il segnale di Stop, noi svoltiamo invece a destra!
Intermezzo
Siamo sulla strada Ižanska cesta, insieme a tutto il resto del traffico. Caotico ma non per molto. Solo per circa mezzo chilometro dobbiamo percorrerla. Il centro abitato sulla destra: Ižanska cesta 398 e 400. Centro abitato, e solo due case? No no, è tutta la strada intera e tutte hanno il numero civico 398 ovvero 400 – accanto anche l'intero alfabeto di prolungamenti. Siamo abituati ai numeri civici allungati che terminano con "a", "b" o "c", forse vediamo qualche volta anche "f" o "g" ma qui arrivano sino a "z" . Il numero è stato proprio sfruttato a pieno, vuol dire che col tempo sarà necessario aggiungere ancora qualche lettera all'alfabeto ...
Il segnale di svolta a destra ci indirizza un po' più avanti verso il monumento NOB nel boschetto di Kozlar (Kozlarjeva gošča). Visitiamo quindi il monumento che risale alla nostra storia vicina nel temo. Il grane e invadente monumento in calcestruzzo è ancora in piedi, tutte le scritte che illustravano l'evento storico sono invece andate completamente perdute e anche l'ambiente circostante è trascurato. Purtroppo fa anche questo parte dell'odierna cultura slovena. Se saltiamo la visita del monumento, a circa 200 metri più avanti c'è la biforcazione per Matena. Lungo la strada attraversiamo un altro centro abitato con la stessa storia dei numeri civici.
Matena
Subito dopo aver svoltato c'è l'aeroporto sulla sinistra . Ma che qualcuno non si faccia trarre in inganno, non un vero aeroporto, bensì un aeroporto per i modellisti. Tutto è adeguatamente ridotto e al posto dell'edificio dell'aeroporto ci sono le panchine per i viaggiatori stanchi. Tra i campi coltivati proseguiamo così sull'asfalto sino a Matena . Anche questo è un centro abitato antico, costruito su un terreno alluvionale ghiaioso. Il Barje, infatti, non è costituito solo da torba e altri terreni ugualmente instabili, in esso si trovano anche lingue di ghiaia e isole idonee alla costruzione. E su di questi sono comparsi i centri abitati. Uno di questi è un paese con un nome interessante che suona alquanto esotico – Matena. Probabilmente era abitato già nella preistoria in quanto nelle vicinanze hanno trovato scavando una piroga. A Matena c'era una volta un castello di cui oggi non c'è nemmeno l'ombra così che l'unica cosa interessante da vedere nel luogo è la chiesa gotica di s. Ermacora e Fortunato con un grande tiglio davanti a quest'ultima . Possiamo visitarla anche se dovremmo tornare indietro perché non si trova direttamente sul nostro percorso. La chiesa non è però niente di particolare, perciò al primo incrocio svoltiamo preferibilmente a sinistra (la chiesa è a destra) e attraverso Iška Loka lungo la strada principale ci indirizziamo verso Ig sino a dove abbiamo circa due chilometri. Parte del percorso ovvero della strada locale sino a Iška Loka e sino alle prime case di Iška non è ancora asfaltata.
Riposo a Ig
A Ig , arriviamo esattamente nel centro dell'abitato. Qui possiamo concederci un breve riposo, ci farà certamente bene anche un po' d'acqua fresca e, soprattutto in estate, anche un po' d'ombra in quanto sulle strade del Barje sa essere molto afoso. Ig ci offre abbastanza cose interessante tra le quali vale ricordare il castello di Ig dove si trova ora il Centro penitenziario di Ig. Il castello è stato fatto costruire nel 1696 da Erasmo Engelhaus dopo aver fatto demolire quello vecchio che si chiamava Sonneg e si trovava nel centro di Ig.
Alla fermata dell'autobus svoltiamo a sinistra e lungo la strada con diritto di precedenza attraversiamo il centro abitato in direzione di Lubiana. Nell'incrocio in cui dobbiamo svoltare a sinistra, si trova proprio accanto alla strada la sorgente interessante e possente dell'Ižica .
La strada si dirige verso Lubiana e quando arriviamo al distributore di benzina dobbiamo svoltare a destra su una strada non molto riconoscibile che ci può sfuggire con facilità. Non dimentichiamo: svoltiamo a destra esattamente di fronte al distributore di benzina!
Barje terzo ...
Fra poco comincia lo sterrato ma la strada rimane normalmente ampia. Questa parte del Barje è oggi in genere coltivata ma un tempo non era così. Una volta il Barje era un grande lago che solo successivamente si è parzialmente asciugato e diventato paludoso. Qui vicino a dove stiamo guidando, vivevano gli uomini delle palafitte che tanto tempo fa abitavano nell'area del Barje. Sono noti per i caratteristici edifici sui pali e la ceramica nera liscia con i disegni intagliati. Si tratta di una cultura molto antica i cui inizi risalgono al quinto millennio avanti Cristo.
Poco dopo aver attraversato la Ižica, ci troviamo su un incrocio di cinque strade. Ci indirizziamo verso nord, ancora prima guardiamo la sorgente abbastanza forte (a sinistra prima del ponte) dove è stata allestita anche un'area per il riposto e un parco giochi per bambini. L'acqua pura cristallina, subito dopo la sorgente, si butta nel canale Podvin .
I dadi e la scacchiera
Da qui in avanti il paesaggio agricolo coltivato lascia lentamente lo spazio all'area selvatica. I prati alluvionati, il bosco rado, le superfici non coltivate e lasciate incolte. Il luogo di crescita ideale per una pianta speciale che dà il nome al nostro percorso odierno e la cui sagoma ricorda leggermente la sua forma. Si tratta della Fritillaria meleagris (močvirska logarica – la chiamano anche il tulipano delle paludi) che è una caratteristica del Barje di Lubiana e abbellisce anche lo stemma del comune di Ig. .Una volta era molto diffusa sui suoli umidi del Barje, tuttavia è molto sensibile ai cambiamenti ambientali e oggi appartiene alle specie a rischio. Predilige i prati paludosi che non devono essere però coltivati né concimati. La terra del Barje è, infatti, acida e povera di sostanze organiche e per questo è necessario aggiungervi del concime se desideriamo coltivarvi qualcosa. Purtroppo, così facendo, distruggiamo le zone di crescita della Fritillaria meleagris che quindi si estingue lentamente. Nonostante questo, si trovano ancora dei prati in cui alla fine di marzo e all'inizio di aprile fioriscono tante Fritillarie da »diventare neri«. Il nome latino Fritillaria deriva dalla parola fritillus che indica un bossolo in cui venivano mescolati i dadi da gioco prima di lanciarli e che ricorda un po' la forma del fiore. Ha però un'altra caratteristica, e cioè il modello della scacchiera. I fiori sono, infatti, di colore rosso scarlatto con puntini bianchi disposti in modo regolare tanto da ricordare nell'insieme una scacchiera e, chiaramente, lo – stemma dello Stato che confina con noi a Sud che avrebbe anche ripreso il modello di questa pianta, chiamata in Croazia kockavica. La Fritillaria è protetta, quindi non dobbiamo raccogliere i fiori né danneggiare in altro modo le piantine! I fiori in vaso appassiscono molto rapidamente, non resistono neanche due giorni. Inoltre la pianta contiene alcaloidi ed è velenosa.
Ritorniamo rapidamente
Quando ci avviciniamo a due alture, due solitari rilievi del Barje, sulla sinistra il Grmez e sulla destra Babna gorica , termina il viaggio in rettilineo. Dobbiamo svoltare a sinistra verso ovest e passare vicino al Grmez . E anche se la strada ci invita a svoltare un'altra volta verso nord, insistiamo nella nostra direzione verso ovest. È vero che il fondo è un po' peggiore ma sarà migliore dopo poco. Ci avviciniamo di nuovo a Ižica che ci accompagna per tutto il tempo da lontano. Quando appaiono le prime case sulla sinistra e la pista di decollo sulla destra, siamo già vicini a Hauptmanca . All'incrocio con una strada più ampia svoltiamo a sinistra e ci troviamo dinanzi alla Ižanska cesta, vicino al bivio da dove avevamo svoltato prima per Matena. Adesso chiaramente svoltiamo in direzione contraria, cioè a destra, verso nord. Dobbiamo guidare in modo prudente perché per strada c'è tanto traffico. Sino all'arrivo ci rimangono ormai solo due chilometri.
È vero che la Fritillaria fiorisce solo in primavera quando la stagione ciclistica è appena iniziata, tuttavia il percorso è interessante anche nelle altre stagioni dell'anno, non vi pare? Trenta chilometri è anche una bella passeggiata per la bicicletta e per il corpo.