Da Podgrad verso il fondo
Jeah, andiamo! ... Prima a fondo. E questo sotto il castello, o meglio da Podgrad (qualcuno direbbe addirittura da Sotto il castello ma questo è un particolare). Il »Castello« rappresenta quella casa giallognola in cima al colle che abbiamo forse notato quando siamo arrivati al punto di partenza. Se casualmente non l'abbiamo visto, le dedicheremo adesso alcune parole. A dire il vero non è neanche un castello, bensì una villa in campagna. Nel 1791 fu fatta costruire dal signore di Dol Jožef Kalasanc Erberg sulle rovine del vecchio castello del XIV secolo. Il proprietario successivo fu il deputato regionale e signore Franc Povše, per questo viene chiamata anche castello di Povše. Questi lo vendette successivamente alla famiglia Kansky, i proprietari della fabbrica chimica a Podgrad che ampliarono la villa e le diedero l'aspetto attuale. Il castello è in un certo senso sopra di noi e dietro di noi e se vogliamo arrivarci dobbiamo procedere sulla strada con diritto di precedenza sotto la linea ferroviaria che attraversa Podgrad, passando per l'antica fabbrica chimica, e poi a destra sulla strada forestale che ci porta fino al castello. Se a noi però interessa in primo luogo la geografia, proseguiamo dritto lungo la strada in direzione di Laze e non badiamo ai sottopassaggi, almeno per il momento no. Non dobbiamo però dimenticare la strada con diritto di precedenza. Sotto la ferrovia può presentarsi qualche auto che non abbiamo neanche notato – ma ha la precedenza!
Confluenza
La strada in asfalto ci porta tra la ferrovia sulla destra e la Ljubljanica sulla sinistra. Alla prima curva a destra, dove il fiume si avvicina alla strada, notiamo sul lato sinistro un cartello informativo che ci segnala la confluenza della Ljubljanica e della Sava . È utile guardarla, è qualcosa di particolare. Confluiscono, infatti, ben tre fiumi: Ljubljanica, Sava e Kamniška Bistrica. Una volta ce n'era anche un quarto, Besnica, tuttavia la confluenza era allora un po' più a sud. L'attuale luogo è dovuto agli interventi di regolamentazione delle vie navigabili lungo il fiume Ljubljanica. Da qui in avanti le acque del Sava, della Ljubljanica e della Kamniška Bistrica vengono chiamate semplicemente Sava.
Il minimo assoluto
L'acqua scorre in giù, quindi è logico che prevediamo il punto più basso del comune di Ljubljana laddove qualche fiume ha lasciato la sua area. Tali punti però non sono a profusione. A dire il vero ce n'è solo uno, non lontano da qui dove siamo adesso. E andiamo allora a vederlo! Procediamo quindi lungo la strada attraverso l'abitato di Gradovlje (anche questo nome ha origine dalla radice »grad«/castello) e Gostinca dove il Sava inizia ad allontanarsi dalla strada, nel mezzo però lascia uno spazio per la pianura che viene chiamata Gostinško polje (la piana di Gostinca). Proprio su questa pianura passa il confine tra i comuni della città di Ljubljana e Dol, qui c'è anche il punto che desideriamo visitare. Vicino ad una fattoria solitaria (Kalman) che si trova proprio accanto alla ferrovia, svoltiamo a sinistra dalla strada e prendiamo un viottolo continuando dritto in direzione del Sava. Guidiamo sulla strada (quando è percorribile) ovvero sull'erba passando accanto ad un albero solitario in mezzo alla piana, sempre diritto sino alla riva. La strada non è adatta per ogni bicicletta, pertanto la cosa migliore è che affrontiamo a piedi questa parte del percorso. Sulla riva scorgiamo un piccolo banco di ghiaia su cui c'è quello che stavamo cercando – il punto più basso della superficie nel comune di Ljubljana. Si trova a 255,4 m sopra il livello del mare. Il confine del comune è veramente a circa 120 m più in basso, tuttavia lì la riva del Sava è più ripida e quindi non percorribile, così che difficilmente potremmo trovare qualche superficie piana e ancora più difficilmente potremmo stabilire un "punto in superficie".
Gola stretta
Ritorniamo sulla strada e proseguiamo verso Laze. Di lì a poco siamo su un incrocio in cui da sinistra arriva la strada da Dol. Il ponte sulla Sava è solo a pochi passi da qui, quindi facciamo un piccolo sforzo per arrivarci e vediamo che cosa scorre lì sotto. Lì sotto scorre, infatti, proprio tutta l'acqua in superficie che lascia in forma liquida l'area del comune di Ljubljana. È esclusa chiaramente quella che evapora e quella che non ha il coraggio di mostrarsi in superficie – ma entrambe sono, o per un motivo o per un altro, così invisibili e non dedicheremo loro attenzione. Poiché il comune di Ljubljana ha una superficie relativamente grande (275 km2) ci aspetteremmo una quantità abbastanza grande di acqua, tuttavia il lettore medio certamente non si aspetterebbe quelle che abbiamo rilevato nel prosieguo.
La corrente media del Sava sotto il ponte è pari a circa 160 m3/s, e se sappiamo che un metro cubo di acqua pesa una tonnellata, allora significa che sotto le nostre gambe ogni secondo scorrono 160 t di acqua. Chiaramente presupponendo che la corrente sia media. A seconda della fortuna, ancor più delle condizioni meteorologiche, la corrente sotto le nostre gambe potrebbe essere inferiore, oppure potrebbe anche essere molto maggiore . Ma è più facile calcolare una media, perciò facciamo finta di essere incappati in una giornata media. A ognuno è chiaro che sessanta secondi fa un minuto, sessanta minuti fanno un'ora e 24 ore un giorno. Il giorno ha quindi 60 x 60 x 24 = 86.400 secondi (a titolo d'esempio: prima di moltiplicare questo, sono già defluiti circa 1000 sino a 2000 t d'acqua). Se fossimo rimasti qui l'intero giorno (24 ore), avremmo assistito ad una corrente, non ci crederete, di ben 13.824.000 t d'acqua. Adesso provate a pensare di catturare tutta quest'acqua e di congelarla in un cubetto di ghiaccio. Sapete quanto misurerebbe una faccia? La risposta è: 240 m. Non avete indovinato, no? Niente di strano perché la quantità è veramente grande. Se fossimo stati in Scozia, la popolazione del luogo, che è nota per il suo risparmio, avrebbe probabilmente pensato di utilizzare in modo utile il cubetto, ad esempio per un whisky con ghiaccio. E quanti whisky con il ghiaccio si potrebbero preparare con quello? La parola »molto« non lo descrive né approssimativamente né in modo sufficientemente preciso. Anche »molto, molto, molto« è troppo poco perché si tratterebbe di circa 1000 miliardi di whisky con ghiaccio. In altre parole: di circa 20 miliardi di bottiglie di whisky o di circa l'intera produzione annuale di whisky in Scozia. Al riguardo il Sava non è assolutamente un fiume proprio grande.
Da Laze al passo
Un po' più avanti c'è Laze pri Dolskem . Alcuni invece di Laze dicono anche Lazi, il che è forse anche più corretto ma per noi in questo momento è più importante fare attenzione al traffico e svoltare tempestivamente dalla strada principale. Guidiamo attraverso un abitato che si distende lungo la stazione ferroviaria, che non finisce e non finisce, finché non scorgiamo il sottopassaggio sotto la ferrovia. Lì dobbiamo svoltare a destra, anche se la nostra voce interna ci sussurra che sarebbe stato più conveniente andare dritto sulla strada inferiore. E così arriviamo sul lato settentrionale della ferrovia dove la strada è leggermente peggiore e prosegue lungo il margine del bosco. Anche se siamo tuttora in un centro abitato, a poco a poco finiscono le case. Quando entriamo nel bosco, alla nostra destra si biforca ad angolo retto una strada su cui proseguiamo verso Janče. È contrassegnata con il cartello »Laze da 41 a 46« . La strada è asfaltata ma ripida. È peggiore all'inizio, sulle prime curve , successivamente la salita diventa un po' più leggera. Attraversiamo il bosco senza alcuna veduta, più o meno ripidamente in salita sino alle prime fattorie dove termina l'asfalto. Da qui in avanti saliamo su un buono sterrato. La salita prosegue sino al cartello che indica il confine del comune Città di Ljubljana. In questo punto il confine esiste già da tanto tempo, il che è dimostrato dalla vecchia pietra miliare proprio accanto al cartello. Un po' più avanti la strada cambia direzione e inizia in modo sospetto a scendere ripidamente. Sembra quasi di essere su un passo, tuttavia vedremo successivamente che (purtroppo) non è così. Dopo una breve discesa ripida segue una salita ancora più ripida, in realtà breve ma con una pendenza del 25 per cento. Quando superiamo anche quest'ostacolo raggiungiamo la cresta lungo la quale proseguiamo il percorso sino a Janče. Il bosco diventa sempre più rado, appaiono le lande coperte di erica che sono bellissime all'inizio della primavera quando è tutto rosa per i fiori della Erica carnea. Di lì a poco appaiono anche le case (e i cani), continuano però a non esserci vedute degne di nota. Siamo arrivati alla pianura di Lepa draga dove si trovano le fattorie di Hribovec e Vavš. Indipendentemente dal nome »draga« che dovrebbe indicare la valle, siamo su un colle, a 642 m sul livello del mare. Il peggio è ora già dietro di noi. Dalla valle abbiamo percorso 3,5 km con una pendenza media del 18 per cento, il che significa che ad ogni chilometro percorso abbiamo superato 180 m di dislivello. Prendiamo un po' di tempo per una breve pausa! Da qui in avanti il percorso procede leggermente in giù e poi di nuovo più o meno ripidamente all'insù. All'incrocio con la strada proveniente da Jevnica andiamo dritto, al secondo incrocio un po' avanti (in asfalto) invece a destra. Siamo arrivati a Lanišče, il che oltre ai campi dove cresce il lino, rappresenta anche un passo, la sella. No, finalmente! Verso sud-ovest possiamo già vedere il campanile della chiesa di s. Nicola a Janče e svoltiamo verso di esso.
Il paese di Janče
I monti di Janče sono la propaggine più a ovest dei monti di Posavje. Tra i numerosi turisti e visitatori Janče è diventato il sinonimo per un'area più vasta tra Ljubljana e Litija, rinomata per le belle vedute e gli interessanti siti culturali. Il nome attuale deriva forse dall'originario »Janjčje selo« (paese di Janče di cui negli anni è rimasto solo »Janče«. E proprio in questo »paese« c'è la cima più alta del Comune di Ljubljana. In generale è interessante che l'urbanizzazione più numerosa sui monti di Janče si presenti soltanto tra i 500 e i 700 m sul livello del mare, mentre le valli sono meno abitate. Così è abitata anche la cima stessa, chiaramente in prevalenza da turisti ma sono presenti anche alcune fattorie.
Solo un'altra piccola fatica ci separa dal nostro secondo obiettivo. Vicino alla chiesa svoltiamo a destra in direzione del Planinski dom . È stato costruito nel 1959 ad un'altezza di 792 m sul livello del mare, un pelo sotto la cima più alta dei monti di Janče. La baita che è molto frequentata dai turisti è circondata da una strada circolare, quindi possiamo seguirla in senso antiorario. La quota altimetrica assoluta del comune di Ljubljana è sul prato con il parco giochi per i bambini, a sud della baita, e se desideriamo arrivare sino a lì, dobbiamo farlo a piedi. Quando abbiamo superato anche questa possente "salita", siamo a 793,5 metri sul livello del mare . Non si può salire più in alto nel Comune di Ljubljana a meno che non ci arrampichiamo su qualche albero. Per un confronto: Šmarna gora è alta 669,9 m, la sua gemella vicina Grmada »appena« 675,8 m. Ha, ben 115 m rotondi sotto di noi! Ma all'uomo non sembra così quando li guarda così da lontano, ad esempio da Janče.
In giù è più facile
Nel Planinski dom possiamo concederci un sorso per rinfrescarci per poi sederci di nuovo sulla bicicletta e imboccare la strada di giù. Svoltiamo a destra sulla strada principale e sui prati scendiamo giù verso la cappella solitaria della Madonna del Rosario lungo la strada. Qui è bene prendersi un po' di pausa in quanto le vedute sono veramente molto belle, anche più belle che dalla cima. Con il bel tempo si vedono le Caravanche, le Alpi di Kamnik e della Savinja, Kum, Gorjanci, Snežnik, Krim, Nanos, Triglav e addirittura il castello di Bled. Per quest'ultimo abbiamo bisogno di occhi telescopici, i nostri o quelli artificiali. Straordinariamente bella è anche la veduta di Ljubljana , in particolare la sera quando a valle iniziano ad accendere le luci dinanzi alle sagome scure delle Polhograjske Dolomiti e delle Alpi Giulie.
Quando ci siamo inebriati di vedute, iniziamo a scendere molto rapidamente (20 %) a valle, vicino alla scuola sino al paese di Gabrje dove alle prime case svoltiamo a destra in direzione di Vnajnarje. La strada diventa piana, proseguiamo lungo la cresta che ora a destra, ora a sinistra, ci concede delle vedute indimenticabili sul paesaggio collinare verso sud e est ovvero sulle Alpi verso nord. Guidiamo tra singole case e numerosi frutteti dove producono quello per cui sono famosi i monti di Janče: ciliegie, fragole, pere, mele e prugne. I segnavia lungo il percorso invitano ad andare agli agriturismo che offrono prodotti caserecci (per lo più frutta e quello che è ad esso collegato) e anche qualche punto di ristoro si può trovare. Iniziamo di nuovo a scendere rapidamente, qua e là in modo molto ripido (20 %), il che indica che ci stiamo avvicinando alla valle di Besnica. Quando entriamo in un abitato più fitto, siamo già quasi giù. Sotto c'è un incrocio dove svoltiamo a destra verso Podgrad. I freni hanno resistito?
In una strettoia lungo il Besnica
Siamo a Spodnja Besnica. Su questa parte la valle Besnica è più larga, anche la strada è piacevolmente larga. Procediamo lungo il fiume verso Podgrad e più avanti andiamo, più stretta si fa la valle. Su un prato notiamo lungo la strada un sottile pilastro rosso . Questo è un monumento commemorativo del luogo in cui è iniziata la lotta armata contro l'occupazione sul territorio del comune di Moste-Polje. La piana erbosa termina, da sinistra e da destra è circondata dal bosco, la valle si fa così stretta che c'è spazio abbastanza solo per la strada e il fiume. Diventa stretto, non sorprende quindi che sulle vecchie carte il Besnica sia chiamato »Tesniz«, il che è probabilmente Tesnica (strettoia), scritto in tedesco. La valle continua a chiudersi sempre più. Quando sembra già che non ci sia più un'uscita, il fiume svolta a destra, con un arco circonda un bosco e passa dall'altro lato. La strada fa lo stesso e noi con lei. Il tratto è pericoloso perché la strada è spesso piena di rugiada e scivolosa, inoltre la sera in questa strettoia fa buio presto. Il colle che abbiamo superato nel punto più stretto non era un certo colle, bensì quello su cui una volta si trovava il famoso castello degli Ostrovrhar, uno dei primi in Slovenia. In alto, sul suo versante, si trova la cava abbandonata delle macine da mulino. Ma questa è un'altra storia...
Sino a Podgrad siamo arrivati questa volta da dietro. Dobbiamo soltanto attraversare il paese e andare sotto la ferrovia e siamo all'arrivo. Ma questo non ci deve far perdere. Dobbiamo fare attenzione, soprattutto nel passaggio attraverso il restringimento presso la fabbrica Arbo che è assolutamente inadeguato per il traffico ed è necessario essere molto accorti, e poi ancora un'altra volta nel sottopassaggio sotto la ferrovia dove l'incrocio è con un diritto di precedenza illogico che abbiamo avuto modo di vedere anche all'andata. In realtà ce l'abbiamo veramente noi ma la prudenza non è mai troppa. Fidarsi ciecamente della precedenza di solito non conviene, pertanto guardiamo a sinistra e a destra, se qualcuno per caso non ci ha visti. E comunque: per la Trattoria pri Peclju mancano solo pochi metri.
Che ne dite? In un unico percorso abbiamo ottenuto il record più basso e quello più alto del comune di Ljubljana, e se per andare in su abbiamo speso un po' di energie, è andata tanto più facilmente in giù. La vittoria è nostra!