I conti di Turjak sono stati i guerrieri più coraggiosi e più conosciuti della nostra storia in quanto non hanno lasciato respirare i Turchi e anche parecchie signorine nobili sono rimaste lì dietro a sospirare. Armati della bicicletta e di una volontà di ferro intraprendiamo questo percorso in direzione del loro castello a Turjak.
Come punto di partenza abbiamo scelto il centro commerciale di Rudnik, facilmente accessibile e dove possiamo arrivare in bicicletta sia lungo la Dolenjska o la Jurčkova cesta, se arriviamo in macchina possiamo parcheggiarla accanto ai suoi numerosi consimili, possiamo però arrivare anche in treno e scendere alla vicina fermata ferroviaria a Galjevica. Attraverso il labirinto di strade arriviamo all'estremità meridionale del centro, attraversiamo la linea ferroviaria e svoltiamo a destra sulla strada principale in direzione di Škofljica.
Škofljica
A causa del traffico caotico teniamoci sul ciglio destro e tentiamo di sopravvivere in sicurezza agli incontri ravvicinati con le automobili e gli automobilisti. Arriviamo intanto a Lavrica dove c'è il punto di partenza del sentiero pedonale Čemšeniška grajska pot (forse qualche altra volta?), da lì andiamo in bicicletta fino a Škofljica dove c'è la sede del panificio Pečjak e dove possiamo fare una scorta sufficiente di carboidrati per metterci in cammino. A Škofljica dobbiamo svoltare sulla strada che va verso Kočevje , quindi agli incroci principali andiamo sempre dritto ovvero leggermente a destra. Alla destra degli incroci possiamo vedere quello che resta del vecchio nucleo storico di Škofljica – la fattoria Španček che ai tempi dei vetturini era contemporaneamente una trattoria, un luogo di fiera e una base per i vetturini. Nella trattoria si occupavano dei cavalli, li legavano sotto il famoso fienile Robežnik. Gli orgogliosi abitanti del luogo dicono che sia forse il fienile più lungo in Europa. A causa dell'allargamento della strada principale il proprietario lo ha spostato ad alcuni metri dalla strada per conservarlo per le generazioni future in quanto il suo significato è molto importante per l'identità del luogo. Alla fine di Škofljica attraversiamo la linea ferroviaria, di lì a poco poi svoltiamo a destra verso Ig per evitare al più presto il traffico caotico della strada principale. Ci ritroviamo su una piacevole e vuota strada del Barje e alla fine del boschetto sulla nostra sinistra svoltiamo a sinistra in direzione di Pijava Gorica. Adesso siamo sulla strada vecchia Ljubljana–Kočevje cui fa compagnia un viale di betulle anche se ai tempi di Maria Teresa erano stati piantati dei meli sul ciglio della strada. In tal modo i soldati e i viandanti avevano in autunno un cibo gratuito durante le lunghe marce in terre a loro sconosciute. Questa strada collegava un tempo la Banovina della Drava con Sušak presso Fiume in Croazia in quanto il Litorale sloveno prima della Seconda guerra mondiale apparteneva al Regno d'Italia e il mare era tanto più lontano di quanto oggi possiamo immaginare. A causa del suolo paludoso la strada è irregolare, guidare su di essa è però piacevole e senza pensieri, pieno della cosiddetta "aria" del Barje e dei bei panorami pianeggianti . Quando arriviamo al distributore di benzina lungo la strada principale svoltiamo a destra e su un tratto pianeggiante passiamo vicino a Pijava Gorica e il Pijavški hrib. La strada asfaltata subito dopo le case è sostituita da un tratto in sterrato lungo circa 800 metri, perciò i ciclisti con le biciclette da strada devono percorrere questo tratto più "in leggerezza". Lungo questa strada si snoda In parte anche il percorso di Pijava e del Barje, un sentiero pedonale circolare che porta da Pijava Gorica al Barje. Il percorso è corredato di cartelli che descrivono i siti culturali, storici e naturali di quest'area e si unisce alla strada che porta da Pijava gorica in direzione di Želimlje . La strada si snoda lungo il margine della valle di Želimlje, una valle stretta nel punto in cui termina il Barje di Ljubljana e sulla duna alluvionale del Želimeljščica con le superfici coltivate. La valle sul lato orientale verso Turjak è circondata da versanti boschivi ripidi di origine carsica, il lavoro ovest verso Kurešček è invece collinare e intrecciato da piccole valli e insediamenti.
Sotto un sole libero a Želimlje
La strada ci porta sino a Želimlje, il luogo noto per la chiesa di s. Vito. All'inizio del secolo scorso il parroco di Želimlje era Fran Saleški Finžgar. Proprio durante il suo incarico a Želimlje Finžgar scrisse il monumentale romanzo storico "Pod svobodnim soncem" ("Sotto il sole libero"). Il romanzo descrive il periodo di gloria degli sloveni nel periodo in cui era iniziata la loro colonizzazione di quest'area e vivevano sotto un sole libero, senza essere assoggettati a qualcuno e senza un capo supremo, con un ordinamento democratico in cui a nome del popolo decideva solo il Consiglio degli anziani. Come suona bene oggigiorno. All'anziano Svarun è dedicato il percorso "Svarunova pot". Il percorso collega i luoghi che sono stati importanti per la creazione della storia. Inizia a Škofljica, sale su attraverso l'entroterra montuoso sino a Vrh nad Želimljami, scende giù nella valle Želimeljščica e ritorna indietro a Škofljica. Abbiamo già percorso parte del "Svarunova pot" tra Škofljica e Pijava Gorica. Nei pressi della cappella andiamo a sinistra nella valle Želimeljščica dove su una strada piacevole e asfaltata di recente che serpeggia sul limitare del bosco e il Želimeljščica procediamo in direzione di Turjak. Dopo le prime case di Podturjak la strada sale su dolcemente. Al bivio per l'abitato di Ščurki e per altri paesi svoltiamo a sinistra nella valle del Bajdinc, verso Turjak.
Bajdinc
Il torrente Bajdinc nasce sotto il Monte (Sv. Ahac) cui ci avvicineremo nella discesa da Turjak ed è l'affluente destro del Želimeljščica. Il Bajdinc nel suo percorso, a causa del grosso dislivello, crea quattro belle cascale e la loro vista ci arricchisce piacevolmente la gita. Ci sono due sentieri che portano alle cascate: il più lungo parte da valle e lo prendiamo nei pressi del ponte che attraversa il torrente salendo in su dalla riva destra, su quello più breve (e anche il più sicuro) scendiamo invece dal cimitero vicino alle case sotto il castello Turjak. Poiché il percorso lungo il torrente è ripido in alcuni punti, per visitare le cascate del Bajdinc abbiamo bisogno di un po' di abilità alpinistica e una calzatura adeguata.
Turjak
La strada con alcune serpentine si alza ripidamente (per più di 200 metri) verso il castello di Turjak e la vista sulle sue possenti mura ci ripaga di tutta la fatica che abbiamo investito nella salita . Il castello ha preso il nome da un bovino selvatico possente e aggressivo – l'uro (tur) – che un tempo viveva in questi luoghi ed è anche stato raffigurato sullo stemma del castello . Turjak è (era) uno dei più importanti castelli della Carniola, la sua massima potenza e splendore coincidono con il periodo della Riforma, delle guerre di Turchi e delle rivolte contadine. I signori di Turjak, gli Auersperg, che erano di fede protestante, sostenevano Trubar e Dalmatin nel loro impegno per la diffusione del Protestantesimo e nella presa di posizione per la lingua slovena, nel XVI secolo, come difensori coraggiosi della fede e della patria, combatterono battaglie lunghe decenni contro i Turchi in una vasta area della monarchia austriaca di un tempo.
Dinanzi al castello, come spettatore muto degli eventi, c'è un possente tiglio centenario che Prešeren nella sua poesia sulla bella Rosamunda, una signorina di Turjak, presuntuosa e prestante, aveva cambiato in una quercia. Così facendo aveva preso in giro i proprietari Auersperg in quanto non voleva attribuire loro il simbolo della slovenità – il tiglio. Vicino al castello sono ancora oggi visibili i resti del viale dove un tempo organizzavano delle gare equestri. Tra le case sotto il castello si biforca un sentiero in direzione del cimitero con la chiesetta che dista all'incirca 400 metri e che si trova in mezzo al bosco e da cui parte il sentiero suddetto per la discesa di dieci minuti sino al torrente Bajdinc ovvero sino alle cascate del Bajdinc. Sulla strada principale Ljubljana–Kočevje guardiamo per l'ultima volta in direzione del castello, attraversiamo poi la strada e svoltiamo verso Grosuplje. Sulla nostra sinistra possiamo vedere il Monte a forma di cono , chiamato anche Sv. Ahac dal nome della chiesa in cima. Il Monte era abitato già nell'antichità, al tempo degli assalti turchi c'era un servizio di guardia, collegato direttamente con il castello Turjak e i suoi difensori. Comunque, tutta l'area che va da Škofljica verso la Dolenjska è tutta un'area archeologica con uno straordinario numero di reperti risalenti alla Preistoria e all'Età del Ferro e del Bronzo, per non parlare poi dei periodi successivi. Una vasta area è nota per i ricchi ritrovamenti del periodo della cultura halstattiana, vecchia di tremila anni. Allora cominciò anche la colonizzazione permanente di tali aree che testimonia del ruolo importante di quest'area nella storia slovena. Nulla di strano che Fran Saleški Finžgar abbia ricevuto proprio in questi luoghi l'ispirazione per scrivere il romanzo storico. La strada continua ancora a salire leggermente sino all'altra parte dell'abitato di Turjak dove raggiungiamo il punto più alto della nostra gita, e scende poi verso Grosuplje. Prima passiamo dal paese di Škocjan con la chiesa di s. Canziano che si trova al posto della cappella di un tempo, costruita come ringraziamento per essersi salvato dal bosco. Inoltre in questa chiesa è stato battezzato Primož Trubar ed in essa ha esercitato il suo ministero il prete protestante Jurij Dalmatim. Proseguiamo in bicicletta attraverso Velike Lipljene; in paese svoltiamo a sinistra sulla strada asfaltata ; il bivio a destra ci avrebbe portato sullo sterrato sino alla Županova jama (Grotta del Sindaco), una grotta carsica (quasi 100 anni fa la scoprì e la predispose per le visite turistiche il Sindaco del paese vicino) e Tabor nad Cerovim, una fortezza antica turca che grazie alla vicinanza di Turjak e dei suoi difensori armati non fu mai conquistata e oggi è stata restaurata in modo straordinario. Forse possiamo tenerci questi due interessanti siti turistici locali per una delle prossime gite.
Dai cavalieri ai Romani
Di lì a poco, attraverso Št. Jurij, Mala vas e Ponova vas scendiamo a valle sino a Grosuplje dove attraversiamo la linea ferroviaria, svoltiamo a sinistra verso il centro della città e dinanzi all'edificio comunale in vetro svoltiamo un'altra volta sulla strada principale che va in direzione di Šmarje – Sap ovvero verso l'autostrada. Su questa strada possiamo guardare le statue moderne ovvero le sculture che stanno già diventando il segno distintivo di Grosuplje. Prima dello svincolo autostradale svoltiamo a sinistra verso Cikava e Šmarje – Sap dove una volta, al tempo dell'Impero romano, correva la strada tra il Nord Italia e la pianura pannonica (Aquileia–Ljubljana–Sisak–Sremska Mitrovica) . Questa strada ha avuto bene o male un carattere transitorio, possiamo però considerarla il predecessore dell'autostrada Ljubljana–Zagabria–Belgrado. A Šmarje – Sap è stato organizzato il Sentiero del patrimonio culturale di Šmarje – Sap di cui fa parte anche l'antica strada romana. Da Šmarje – Sap saliamo poi verso Mali vrh e scendiamo di nuovo verso Škofljica. Sull'incrocio principale a Škofljica svoltiamo a destra, all'incrocio successivo dopo alcuni metri invece a sinistra sulla Dolenjska cesta e lungo questa procediamo in bicicletta verso Ljubljana ovvero ritorniamo al punto di partenza nel centro commerciale di Rudnik.
Pensiero conclusivo
Abbiamo iniziato con il ricordo dei cavalieri coraggiosi e delle battaglie con i Turchi di 500 anni fa, abbiamo guidato lungo un paesaggio collinare, ricco di aree di ritrovamento storico che risalgono a 3000 anni fa, alla fine abbiamo conosciuto anche gli antichi Romani che vivevano qui 2000 anni fa. Possiamo concludere diversamente il nostro percorso e in modo più simbolico che in un centro commerciale, il tempio dell'età moderna che come altare non ha bisogno di un monte, di un colle o di una fonte magica in quanto ce l'ha in banca? Mah, se consideriamo le fatiche testimoniate dalla storia dei nostri antenati, non abbiamo forse sbagliato strada?