KATA-RING
Lunghezza
29,7
Lunghezza 29,7 km
Durata del percorso
02:00
Durata del percorso 02:00
Največja strmina vzpona[%]
8
Livello massimo della salita: 8 %
Livello massimo della discesa: 6 %
Livello medio della salita: 6 %
Livello della salita oltre 5%: 4,40 km
Altezza minima del percorso: 660 m
Altezza massima del percorso: 310 m
Differenza d'altitudine: 625 m
Poraba kalorij
4070
Consumo di energia per gli uomini: 4070 kJ (972 kcal)
Consumo di energia per le donne: 3316 kJ (792 kcal)
Difficoltà
Difficoltà: Molto difficile
Tipologia del terreno ciclabile
Tipologia del terreno ciclabile: Misto
Tipo di bici: Bici da trekking
Breve descrizione

Dopo tutti i circuiti conosciuti per le gare di Formula 1, come Hockenheimring, Hungaroring ed Österreichring, tutti però troppo lontani, ecco un pizzico di svago anche per voi. Anche se non si tratta di un vero e proprio circuito da gara, con un po' d'immaginazione. Purtroppo tuttora non abbiamo un Ring (in tedesco), circuit (in inglese) o "obroč" ovvero circuito (come diciamo noi) per le gare e quindi lo dovremmo fare da soli. Ma non è difficile, chiudi gli occhi, batti le mani ed è già qui! Conoscete quel detto: "Io ci riesco sempre. Sempre – tra i pasti ... Questo l'ho preso forse da mia mamma." Provate anche voi. Ci siete riusciti? No? Allora dovrete leggere questo itinerario. Un "ring" (circuito) lo troveremo in qualche modo, il percorso necessita comunque di un nome, e Kata forse è quello giusto, visto che in greco è una preposizione che significa in, per, oltre, attraverso ecc. Scritto in stampatello è il diminutivo di Katarina (in Slovenia ci sono più di 500 persone con il nome Kata), in giapponese è una figura delle arti marziali dove combattiamo con un lottatore finto, ha però altri significati. E non si potrebbe sceglie un nome più adatto, visto che il sentiero si snoda sull'ampia area di Katarina sopra Medvode. In bicicletta andremo in pianura, per i prati, attraverso il bosco, lungo il fiume, su per la cresta e arriveremo in cima, nel frattempo combatteremo con un finto combattente e nel tutto infileremo anche il nome di una delle destinazioni lungo il tracciato, la scelta del nome è davvero azzeccata. Vi presentiamo il circuito di Kata-ring!
Mi raccomando! Non andremo con la Formula 1 ma in sella alla bici.

Percorso

Vižmarje – Šentvid – Glince – Toško Čelo – Topol pri Medvodah – Trnovec – Sora – Goričane – Vaše – Medno – Stanežiče – Dvor – Gunclje – Vižmarje

In pole position
Il giro di riscaldamento è già stato fatto. Ecco il rettilineo di Vižmarje, al capolinea dell'autobus urbano numero 1, dove si aspetta l'inizio della gara. Come sempre si attende che le luci rosse si spengano. Si osserva la luce rossa del semaforo e quando essa si spegne, si procede sulle piste ciclabili su Celovška cesta. Si pedala sempre più forte e si passa la stazione di servizio e sotto il raccordo autostradale si continua verso la città. Il prossimo semaforo vuole fermare il passo, ma non lo si bada e si volta a destra su Šentviška ulica. Da questo punto in poi non vi sono più semafori, anche se ci si avvicina molto a quello in fondo alla via. Per evitarlo si passa a Podgorska cesta e si continua per Cesta Andreja Bitenca, che porta sopra l'autostrada ed attraversa il paese. All'inizio della salita si può vedere nel bosco a destra l'indicazione stradale per il burrone di Brezar . Poco distante c'è l'incrocio con Podutiška cesta, dove si gira a destra e si procede in salita. Passata la cava si raggiunge il seguente incrocio a Preval al quale si volta nuovamente a destra in direzione di Toško Čelo.

Le chicane
Nella prima parte il tracciato è pianeggiante, ma passato il monumento inizia la salita abbastanza ripida. Si spinge a più non posso, il motore va a mille, ma la velocità sta diminuendo. E non è tutto. Per rendere il percorso ancora più difficile, ecco che iniziano le chicane ovvero la strada a serpentine che rende impossibile sorpassare gli altri. Alla fine delle chicane il terreno si spiana giusto per cambiare marcia. Tutti affaticati si arriva a Toško Čelo , dove sembra che gli spettatori salutino dagli spalti. In realtà si tratta di escursionisti, fermatisi per una sosta durante la quale bevono del tè o un bicchiere di birra e che guardano il sudore scendere da tutte le parti, forse anche con un pizzico di compiacimento. La strada è stretta e quindi bisogna rallentare, poi svoltare attorno al muro di sostegno ed attraversare l'intero paese, alla fine del quale inizia lo sterrato. L'asfalto era più liscio ma anche più faticoso da pedalarci. Lo sterrato, invece, promette bene.

All'intermedio
Prima che finisca l'asfalto si cambia marcia per sfruttare al massimo la leggera discesa e acquisire la rincorsa necessaria per affrontare la salita successiva. Si pedala così forte che non è neanche possibile ammirare la meravigliosa natura del Parco paesaggistico delle Dolomiti di Polhov Gradec . La discesa veloce ha i i suoi lati belli e meno belli. Fa bene andare in giù perché così si acquisisce un nuovo slancio, durante il quale però diventa più difficile mantenere il controllo della bicicletta. Ben presto lo si può perdere durante il viaggio per lo sterrato, per non parlare delle difficoltà nel frenare quando improvvisamente i si imbatte in un ostacolo. Sicuramente è meglio mantenere una velocità media che però è diversa per ciascuna persona. Ma a questo punto si procede benissimo e si lasciano indietro molti altri escursionisti. Le ripide ma brevi salite si affrontano facilmente usando l'energia ottenuta durante le discese. Per passare le curve aperte bisogna diminuire la velocità, mentre quelle brusche e chiuse sono tutta un'altra storia. Ciononostante si prova a rimanere sul lato destro della strada e non si vaga per l'intera carreggiata. Arrivati al burrone il motore è già ben riscaldato. Comunque sia, il terreno da questo punto scende, ma siccome sul pendio si raggiungono velocità molto elevate che rendono più difficile il controllo della bici, si deve fare molta attenzione. Le curve sono tranquillamente percorribili, tuttavia, a volte la parte posteriore può anche sbandare. Alla fine del burrone si svolta sul prato da dove si apre un panorama mozzafiato su Katarina . Raggiunte le prime case del paese di Topol si sale sulla strada d'asfalto. Adesso si ha di nuovo un contatto più concreto con il sentiero che però diventa più impegnativo per via della salita seguente. La scalata lunga sette chilometri non ci lascia indifferenti. Un po' stanchi si arriva in cima, dove si può fare una sosta per riempire il serbatoio e controllare gli pneumatici.

Pit stop
Ci sono a disposizione una serie di box (ovvero trattorie). Tre di loro sono a destra dell'incrocio (ma bisogna superare una salita molto ripida) ed uno a sinistra (per la strada senza salite). Si entra in quello ancora libero. I meccanici sono già pronti al rifornimento. Adesso si devono anche controllare i freni, essenziali per la prossima parte del tracciato. Aspettando il segnale per riprendere la corsa (ovviamente si sta parlando del conto) si possono ammirare i magnifici paesaggi nei dintorni. Da qua si vede la maggior parte dei Monti di Polhov Gradec, veduta ancora più spettacolare di sera, quando sui colori arancioni del cielo si profilano i monti Grmada e Tošč . Prima di lasciare il box si deve allacciare l'elmetto.

La chicane di Brezovica
Adesso si scende il pendio accanto alla scuola elementare in direzione di Medvode. Appena passata la scuola il terreno diventa pianeggiante, quindi avanti tutta. Ma attenzione! Segue la chicane di Brezovica, prima della quale bisogna frenare tempestivamente per non uscire dalla strada. Si tratta di una brusca curva a sinistra di 180 gradi chiamata Brezovica, dove alcune volte si deposita sabbia (perciò andare cauti), di una curva di 180 gradi a destra dove si può andare più veloci ed infine una curva di 90 gradi a sinistra. Dopo questa combinazione non vi sono più curve così impegnative.

Knapovže
A valle porta la bella strada asfaltata per la quale si scende come sullo scivolo. E se i piedi riposano, sono i freni quelli che soffrono maggiormente. Si raggiunge Trnovec, il paese del quale fa parte anche quello di Knapovže, al tempo noto villaggio dei minatori. Nelle miniere del posto si scavava il piombo, ma nei periodi successivi anche argento e mercurio. Siamo appena passati accanto alle entrate alle gallerie sotterranee che a mala pena si intravedono. A Knapovže vi era l'impianto di separazione e di frammentazione dei minerali grezzi, nonché la fonderia ed il noto borgo di minatori. Si dice che circa 500 anni fa, periodo in cui gli scavi fiorivano maggiormente, vivevano nel paese 300 minatori. Spettatori molto graditi per l'impresa di oggi.

Il rettilineo
Dopo Trnovec si percorre il lungo tratto di strada pianeggiante, che pian piano scende attraverso la valle del fiume Ločnica . Si procede con la massima velocità, con la quale si possono tranquillamente effettuare numerosi sorpassi. Tuttavia bisogna andare cauti, non si sa mai quando si deve reagire davanti ad un improvviso ostacolo. Con un po' di fiatone dalla pedalata si attraversa un piccolo borgo lungo la strada che segna quasi la fine di questo rettilineo. 500 metri più in là inizia il paese di Sora per il quale bisogna andare piano e cauti. All'incrocio con la strada principale si volta a destra per poi continuare con una pedalata più rapida. Passando il palazzo Goričane si attraversa Vaše e si arriva a Medvod. La breve discesa a Preska incita ad un passo più veloce, però visto che avanti vi sono i dossi stradali, non si deve mai esagerare. Il percorso lungo i binari ferroviari è molto gradevole e permette velocità più elevate. Solo alla curva presso la casa isolata bisogna fare attenzione a prendere lo svincolo a sinistra, il quale porta per il ponte e la doppia curva verso l'Hotel Medno.

La parabolica
In cima al rilievo si passa l'Hotel Medno e dopo una breve pianura si volge a destra. Sorpassare in questo tratto della gita non è consigliabile. La strada invita a scendere diritti per il pendio, ma la direzione non è quella giusta. Si deve girare a destra su una strada più stretta verso Medno. Attenti a non voltare all'ultimo secondo perché la curva è all'infuori. Ma se proprio si sbaglia ci si ritrova sulla strada principale molto trafficata tra Lubiana e Medvode. Poi la strada diventa più stretta e rimane tale fino all'arrivo. A questo punto le condizioni del percorso non sono proprio ideali, perciò le velocità non saranno così elevate anche per via dei dossi lungo il sentiero, che li si attraversa con cautela. A Stanežiče si procede diritti verso la cava di ghiaia ed al punto marcato si gira subito dopo a destra sulla strada veramente stretta (grazie anche ai fiori) che porta alla Chiesa di San Giacomo . In questo tratto il vantaggio procuratosi durante il tragitto può svanire ben presto. Poco più in là della chiesa la stretta strada inizia ad allargarsi, fino a voltare a sinistra sull'ampia strada verso Gunclje. A questo punto si può cambiare marcia.

Gli spalti del campo Oval
La strada volge verso Nord mentre si passano a tutta velocità gli spalti. Beh, non sono proprio per la nostra corsa, ma per gli spettatori di rugby sul campo Oval , ma comunque si possono immaginare tutti strapieni di tifosi che incitano i proprio beniamini. Come dei veri campioni si salutano gli spettatori e oltrepassando le tribune si fanno, una dopo l'altra, due curve a destra. Allora si gira per il paese di Gunclje, nel quale ci attende un nuovo ostacolo in forma di segno religioso proprio in mezzo all'incrocio. Non si sa se è meglio passarlo a destra o sinistra, ma comunque è meglio la prima variante, seguendo il percorso di una rotonda stradale. È vietato quindi sorpassare a sinistra, pena la squalifica.

Il rettilineo finale
Si può recuperare lo svantaggio accumulato durante il percorso negli ultimi 600 metri per il paese di Gunclje . Quindi si pedala fortemente, bisogna però comunque rispettare i dissuasori di velocità. Anche se li si attraversa davanti o se gli si passa a lato, non si possono sviluppare velocità elevate senza prendere uno sgradevole colpo sul sedere. A tratti si possono anche effettuare sorpassi. La linea d'arrivo si attraversa proprio alla fine di questo rettilineo, ad un passo dall'incrocio e dal punto di partenza. Per raggiungerlo bisogna andare piano.

Dopo poco più di 29 chilometri la gara è finita. Il vostro tempo? Gli escursionisti esperti impiegano un'ora e dieci minuti, un ciclista medio pedala invece da un'ora e mezza ad un'ora e tre quarti. Il tempo da battere è di un'ora. Ce l'avete fatta? Se la risposta è no, bisogna allenarsi ancora un po' e percorrere molte volte il sentiero. Per coloro che vogliono godersi la gita e non gareggiano a tempo sono descritti anche i maggiori siti d'interesse e l'offerta turistica lungo il percorso. Per questi bisogna avere più tempo.

Il burrone Brezar
Nel bosco presso Cesta Andreja Bitenca, poco distante da Podutik, si può visitare il monumento allo sterminio nel dopoguerra più numeroso nella provincia di Lubiana, che si trova proprio accanto al burrone Brezar. Gli oltre cento civilisti sloveni e croati uccisi nel maggio del 1945 sono seppelliti nel cimitero di Kucja dolina, che dista circa 130 metri a Sudovest.

Katarina
Katarina è il nome popolare per l'area attorno al paese Topol pri Medvodah. Questa denominazione e divenuta ufficiale nel 1955, prima però si usava il nome Sveta Katarina nad Medvodami. Il nome originale è rimasto così impresso nella memoria degli abitanti del posto che lo si usa ancor'oggi. La denominazione deriva dalla Chiesa di Santa Caterina, menzionata per la prima volta nel 1554. Eppure anche il nome Topol vanta di una storia molto lunga, visto che fu iscritto in una mappa militare già nel 1763. Ad Est del paese si erge la Chiesa di Santa Caterina, sopra la quale vigila il monte Rog. Poco lontano vi è anche il monte Jeterbenk con i resti del vecchio castello.

Knapovže
Knapovže è una parte del paese Trnovec, dove un tempo vivevano minatori che scavavano piombo, argento e mercurio nelle miniere circostanti. Si presume che le miniere esistessero già durante il periodo romano, ma gli scavi fiorirono maggiormente tra il XIV e il XVI secolo, quindi nel Protestantesimo sloveno, quando si dice che lavorassero fino a 300 minatori. Poi gli scavi si fermarono per qualche tempo e ripresero solo a cavallo del secolo XIX. Nel periodo delle Province illiriche le miniere vennero chiuse per essere poi di nuovo aperte per l'estrazione. Gli scavi, con periodi più o meno lunghi di fermo, continuarono per tutto il XIX secolo e anche all'inizio del XX secolo, finché le miniere vennero definitivamente chiuse alla fine della Seconda guerra mondiale. Knapovže era noto per l'estrazione di strati massicci di galena (il minerale grezzo di piombo più prestigioso), spessi fino a 60 centimetri, scavati da grandi ammassi di pietra.

Il castello di Goričane
Stando agli studiosi il castello originale esisteva sul colle sopra l'attuale palazzo già nel secolo X, ma fu menzionato nei documenti solo nel 1178. Tra i proprietari più influenti del palazzo vengono citati i conti Sternberg, Ortenburg, i conti di Celje e quelli degli Asburgo, che poi cedettero il complesso all'appena fondata Diocesi di Lubiana. Durante il terribile terremoto del 1511 il castello originale subì gravissimi danni e circa cent'anni dopo, in seguito ad un fulmine, fu anche bruciato. L'edificio non fu più riedificato, bensì fu costruito l'attuale palazzo. I lavori, durante i quali usarono materiale del vecchio castello, furono svolti tra il 1641 ed il 1644. Il palazzo rimase nelle mani dell'Arcidiocesi di Lubiana fino alla Seconda guerra mondiale, dopo la quale l'edificio divenne di proprietà dello Stato. Nel palazzo furono realizzate delle residenze fino al 1962, quando fu risistemato in Museo delle civiltà non europee. Nel 2001 il museo fu trasferito ed il palazzo, dopo la richiesta di denazionalizzazione, passò di nuovo all'Arcidiocesi di Lubiana, la quale ordinò il rinnovamento del complesso.

La Chiesa di San Giacomo a Stanežiče
Grazie all'architettura e agli arredi interni, la chiesa, costruita alla metà del XVIII secolo, è un bel esempio dello stile barocco della Carniola. La chiesa è particolare anche per l'articolazione esterna e l'arredo degli altari, tutto opera degli artigiani locali.

Gunclje antico
Una volta questo paese era un borgo a sé, menzionato nel secolo XV, oggi però fa parte della città di Lubiana. Molto interessanti sono la ricca casa di Krvin (numero civico 37) e la casa di Rajšp (numero civico 45), datate nel Cinquecento.

Trattoria Kačji log, Podutiška cesta 225, Ljubljana
La trattoria e pizzeria non offre solo prelibatezze tradizionali, grigliate, piatti a base di pesce, specialità della cucina internazionale e vari tipi di pizza fatta in forno per il pane, ma anche pernottamenti per i propri ospiti e un parco giochi dedicato ai bambini.

Trattoria Pri Bitencu, Toško Čelo
Sulla terrazza panoramica della trattoria si posso gustare squisiti piatti caserecci, grigliate, piatti già preparati e pranzi festivi.

Trattoria Na Vihri, Topol pri Medvodah 10, Medvode
La trattoria, che mette a disposizioni dei propri ospiti anche un ampio parcheggio, offre specialità slovene tradizionali, salumi e pranzi.

Trattoria Pr Jur, Topol pri Medvodah 14, Medvode
L'offerta della trattoria include piatti tipici fatti in casa, specialità a base di selvaggina e pranzi festivi.

Trattoria Dobnikar, Topol pri Medvodah 1, Medvode
Dal menù della trattoria si possono scegliere vari tipi di salumi e salsicce, nonché piatti tradizionali sloveni.

Agriturismo Legastja, Trnovec 9, Medvode
L'agriturismo, che accoglie anche gruppi, non è noto solo per le specialità regionali, piatti per persone vegetariane, gustose prelibatezze su ordine e squisiti dolci, ma pure per i salumi e le salsicce caserecci.

Knapovže
È possibile che già gli antichi Romani lavorassero nelle miniere di Knapovže, senz'altro però gli scavi divennero molto intensi durante il Protestantesimo sloveno. Quando poi nel periodo della Riforma Cattolica i protestanti dovettero abbandonare la Carniola, anche le miniere rimasero deserte. Così insegnano i libri di storia. Ma la tradizione popolare racconta una storia ben diversa. Si dice che i lavori in miniera smisero perché Dio arrabbiato coprì le caverne con una bufera di vento. L'ira fu provocata dai minatori che sospesero un pastorello con le gambe all'aria e la testa in un formicaio, per cui poi il poverello morì. Comunque sia, fatto sta che fino al 1716 non esistono documentazioni certe riguardanti la miniera. Solo nel 1797 provarono nuovamente a scavare nelle caverne, quando Jožef Žerovec, ex minatore di Idria, tentò la fortuna nelle gallerie deserte nel sottosuolo del paese. Nel 1804, su richiesta proprio di Žerovec, vennero ad ispezionare la miniera e conclusero che i minerali erano buoni ma che il loro sfruttamento era carente. Stimolato da queste constatazioni, si procurò un socio d'affari, con il quale sistemò il luogo di assortimento e di frammentazione, nonché la fonderia, ma durante le Province illiriche l'occupazione da parte dei francesi sospese i lavori alla miniera. Solo nel 1840 un funzionario del commissariato imperiale per le miniere, il signor Kavčič, ispezionò la caverna tutta trasandata dalle inondazioni e persuase il signor Watzl, capitano delle forze armate austro-ungariche, a fondare insieme una società per azioni per l'estrazione dei minerali con un capitale iniziale di 100 azioni. I lavori nelle miniere iniziarono nel marzo del 1841, ma visto che si concentrarono solo su gallerie già datate, per due anni gli scavi proseguirono senza successo. I fondi pian piano svanivano e la società si ritrovò all'orlo del fallimento. Circa la metà degl'azionisti lasciò l'azienda, gli altri invece continuarono negli scavi. Ma anche questa volta senza successo. Gli azionisti disperati chiesero qualche consiglio a Lürzer, noto esperto di scavi di Klagenfurt, il quale perquisì le gallerie e disse che bisognava scavare più in profondità e dalla parte opposta. Continuarono con i lavori in miniera ma di nuovo non trovarono alcun minerale. La speranza ed i soldi svanirono rapidamente. Ma ecco che arrivò il giorno fortunato, quando nel 1851 alla vigilia di Santa Barbara un minatore scavava tutto solo finché sotto il piccone non vide luccicare qualcosa di argento – la galena, minerale di piombo più pregiato. Il lavoratore uscì subito dalla galleria per informare il gestore della scoperta. Questi a sua volta prese altri tre minatori e tutti insieme ritornarono nella caverna. Arrivati a 30 o 40 metri dal luogo di ritrovamento, per tutta la miniera si sentì un enorme botto. Una parte del soffitto crollò, poi nella galleria irruppe l'acqua. La miniera fu rapidamente inondata, ma i lavoratori riuscirono a mettersi in salvo ancora in tempo. Anche se dopo circa due ore il livello dell'acqua scese, i cinque quel giorno non entrarono più nella caverna. Il giorno seguente (il giorno di Santa Barbara, protettrice dei minatori) tutto sembrava tranquillo, perciò decisero di entrarci nel pomeriggio. Subito all'entrata della galleria videro che l'acqua aveva lasciato non pochi danni. Il passaggio era sepolto sotto oltre 100 tonnellate di massi, minerale grezzo e legname. Ci volle molto tempo per rimuovere il tutto. Ma ne valse la pena, visto che nel materiale smaltito videro un massiccio ammasso di galena di oltre 80 centimetri, contenente circa il 70 per cento di piombo. La scoperta segnò la svolta nell'attività della miniera. Presto gli operai, che scavavano in ben cinque gallerie, divennero 160. A questo punto vennero sistemati i nuovi impianti di separazione e di frammentazione, oltre che la fonderia. In dodici anni scavarono circa 2000 tonnellate di piombo, però pian piano gli scavi diminuirono fino alla chiusura della miniera nel 1874. I lavori nelle gallerie ripresero nel 1913, quando ottennero i diritti di scavo, ma per via della Grande guerra (1914–1918), essi erano molto limitati. Il numero di minatori sprofondò a meno di 20. Nel dopoguerra iniziarono di nuovo gli scavi, questa volta però solo in due gallerie, da dove ottennero solo argento e mercurio. Nel 1929, visto che le scorte stavano finendo, iniziarono a cercare nuovi minerali. Le ricerche proseguirono per cinque anni, ma nuovi siti di ritrovamento non vennero mai scoperti. Tuttavia gli scavi nelle gallerie andarono avanti fino al 1946, quando la miniera fu chiusa definitivamente.

Durante i fine settima la strada verso Toško Čelo è piena di escursionisti, perciò bisogna prestare molta attenzione.
Dopo acquazzoni più forti, lo stato della strada tra Toško Čelo e Topol pri Medvodah peggiora sensibilmente. Comunque sia viene anche velocemente sistemata.
Di solito sulle piste ciclabili sotto il raccordo autostradale del tunnel di Šentvid vi sono molte persone sugli skateboard, quindi si deve andare cauti.