Ai piedi del monte
Il punto di partenza del percorso odierno è ad una quota di 301 m sul livello del mare. Su questo livello del mare c'è, infatti, il parcheggio a Tacen da dove cominceremo, indipendentemente dal fatto se siamo arrivati fin qui in bicicletta, con la macchina, l'autobus (le linee del trasporto urbano LPP n. 8 e n. 15) o forse addirittura a piedi. Lasciamo il punto di partenza verso ovest. Camminiamo sino al primo incrocio lungo la Kajakaška cesta, poi svoltiamo a destra e proseguiamo sino alla trattoria Grad. Sul confine orientale del parcheggio cerchiamo uno stretto sentiero pedonale che porta direttamente verso la montagna. Quando termina, attraversiamo un percorso più ampio e ci avviamo direttamente sulla salita (è indicato). Dopo alcuni scalini di inizio il percorso si allarga in una vera e propria autostrada delle montagne con tutti gli accessori necessari. La larghezza è tale da consentire di essere superati a piacere, per i più lenti c'è abbastanza spazio sulla destra. Lungo il percorso ci sono diversi sentieri battuti che ci sembrano come delle corsie di emergenza. I segnali stradali sono sostituiti dalle marcature e dai cartelli di orientamento. Anche traffico ce n'è tanto quanto si conviene ad un'autostrada, solo la velocità è minore. Nonostante tutto non siate sorpresi se anche in salita incontrate uno o più corridori.
Cucina
A poco a poco la salita si fa meno ripida, il cammino sull'ampio sentiero diventa più piacevole Siamo arrivati in una zona che viene chiamato Cucina. Perché così, non è del tutto noto, circolano diverse storie sull'origine di questo nome. Una di queste racconta che i Turchi che si erano accampati sotto la montagna avevano una cucina in quest'area. Mah, va – noi avremmo scelto un altro luogo, così, che fosse più vicino all'acqua dato che senza questa non si può fare niente in cucina. Quando attraversiamo la parte in piano, seguiamo le marcature. Al bivio ci orientiamo verso il sentiero partigiano (Partizanska steza) che è marcato. La strada che di lì a poco si restringe alla larghezza di un sentiero, è fangosa e scivolosa in caso di umidità, quindi, lasciando le radici, è meglio se camminiamo lungo i bordi che sono ben battuti. Una salita abbastanza ripida ci porta sino alla cappella dell'Addolorata , posta alla fine del XIX secolo. Nella vicina panchina possiamo riposarci un po', altrimenti proseguiamo leggermente a destra nella direzione indicata dal cartello con la scritta Percorso libertà (Pot svobode). Per un po' di tempo non lasceremo questo sentiero.
Percorso libertà (Pot svobode)
Il percorso libertà che stiamo percorrendo circonda Šmarna gora e Grmada più o meno a metà del versante. Avevano pensato di realizzarlo già nel 1946 ma non l'avevano terminato. Per questo oggi si snoda in certi punti su tratti di altri percorsi. È identificato da marcature che sotto il cerchio rosso e bianco hanno aggiunto anche la lettera bianca »S«. Di lì a poco ci porta ad un grande incrocio dove si congiungono la Šmartinska pot e la Partizanska steza. Ci torneremo qui, adesso invece proseguiamo diritto e seguiamo le indicazioni per Pot svobode. Siamo sul versante sud-orientale della Šmarna gora, e anche se è abbastanza alto (473 m), non ci sono vedute per via del bosco. Senza grossi dislivelli attraversiamo anche il versante orientale e poi il percorso inizia un po' a scendere. Allo stesso tempo peggiora il suo compattamento, camminare diventa un pelo più faticoso. Nel punto in cui si congiunge anche la Skaručenska pot, ci sono anche alcuni scalini in legno (scale) per i quali dobbiamo fare particolare attenzione a causa del terreno scivoloso. In tutto si tratta di alcuni metri ma, bisogna. Successivamente il percorso migliora nuovamente ma non per molto. L'ultima parte prima della cappella è molto rocciosa.
I Turchi
I Turchi hanno segnato in molte cose Šmarna gora e Grmada. Nella Carniola e nelle vicinanze di Ljubljana sono comparsi per la prima volta a maggio del 1415. È seguito ancora un attacco ad agosto dello stesso anno. Dopo l'occupazione della Bosnia nel 1463 il numero e la potenza degli attacchi sono ancora aumentati. A volte c'erano anche tre o quattro attacchi in un anno. L'obiettivo dei Turchi era quello di indebolire economicamente e moralmente la terra per poterla successivamente conquistare con facilità. Al riguardo utilizzavano la tattica degli assalti briganteschi in cui uccidevano molte popolazioni locali, portavano via un gran numero di bestiame e altro bottino nonché le persone che utilizzavano come schiavi. Le città slovene cominciarono a costruire le mura cittadine, molti altri luoghi ottennero i diritti di città che allo stesso tempo davano il diritto di costruire le mura. Anche la popolazione contadina, che in generale non era protetta, si organizzò e cominciò a costruire i muri di difesa intorno alle chiese nei punti più difficili da raggiungere. Tali fortificazioni furono chiamate »accampamenti«. Tuttavia i Turchi attaccavano senza un preavviso e quindi era molto difficile allontanarsi tempestivamente e mettersi al sicuro. Era finalizzata alle rapide comunicazioni la vasta rete di punti di vedetta e punti di segnale che comunicavano l'arrivo dei Turchi. Uno di questi era sulla Grmada, mentre su Šmarna gora c'era un buon accampamento fortificato contro i Turchi . In caso di pericolo dalla Grmada sparavano un colpo con il mortaio e accendevano il falò comunicando ad un maggior numero di persone della Gorenjska che si stavano avvicinando i Turchi. Tuttavia, anche nel periodo tra gli assalti, i Turchi non abbandonavano del tutto la terra. Rimanevano piccoli e singoli gruppi di cavalieri che continuavano a rapinare e soprattutto infastidivano le popolazioni. Venivano aiuti anche da mercenari turchi che erano invece cristiani. Tuttavia, non vincevano sempre i Turchi. Qualche volta capitava anche che l'esercito territoriale della Carniola riuscisse a catturare qualche turco. Alcuni dei fortunati che sopravvivevano venivano sostituiti in cambio dei cristiani catturati, altri invece rimanevano nei nostri luoghi e diventavano cristiani. Uno di questi avrebbe costruito la cappella che vediamo alla fine del tratto roccioso del percorso. Si chiama Cappella dei Turchi ma questa che vediamo risale al XIX secolo quando già da molto tempo non c'erano più Turchi sulla nostra terra. La prima cappella sarebbe stata posta da un Turco che all'epoca degli assalti turchi era rimasto a Šmartno, era diventato cristiano e lì si era anche sposato. Che la storia abbia forse delle radici vere, è confermato dal cognome Turk che è presente a Šmarno a partire dal XVII secolo.
Sella
Presso la cappella dei Turchi la direzione del percorso si volta verso sud. Circa 300 m scarsi ci dividono dal margine del bosco che raggiungiamo all'inizio del pascolo che d'estate è pieno di ovini. Una recinzione ci impedisce di proseguire il cammino. È possibile attraversarla solo in determinati punti dove sono predisposte le assi ma state attenti alla »recinzione elettrica«. Si apre una bella vista verso la Sella con la Grmada sulla destra e Šmarna gora a sinistra. Proseguiamo il percorso verso la casa sulla Sella, cioè verso sud. Infine arriviamo alla strada dove per attraversare la recinzione ci offrono gentilmente le scale. Adesso siamo sulla Sella alta 574 m, sulla strada che porta da Zavrh alla cima di Šmarna gora. Ci incamminiamo a destra verso la fattoria Gorjanc . La casa originaria ha un'età prestigiosa in quanto gli elementi dell'architettura e le modalità di costruzione indicano che è stata costruita già nel XVII secolo. Un po' più avanti c'è la Cappella Gorjančeva che è stata costruita contemporaneamente alla fattoria. Qui c'è una buona occasione per prenderci un po' di pausa.
Grmada
Nei successivi 400 m dobbiamo camminare sulla strada, segue poi una biforcazione dove la strada svolta a destra (nella valle verso Zavrh), il nostro percorso prosegue invece dritto (è marcato). Adesso siamo sul versante settentrionale della Grmada. Continuiamo a camminare sul Percorso libertà e ce ne possiamo convincere guardando le marcature. Strada facendo si biforca il sentiero Kovačeva steza , seguendo il quale potremmo arrivare a Vikrče se fosse quella la nostra meta. Il percorso diventa sempre peggiore e meno battuto . Potremmo già preoccuparci di esserci smarriti. Ma, niente paura – non c'è un altro percorso nelle vicinanze, quindi siamo giusti, se continuiamo a camminare sul sentiero. La nostra direzione dal lato occidentale sta passando verso quello meridionale. Compaiono delle rocce, il percorso comincia a scendere. Il silenzio del bosco è interrotto dal clacson delle automobili giù a valle. Infine vediamo i cartelli orientativi e la panchina che offre il posto per riposare. In questo punto ci congiungiamo al percorso Westrova pot che arriva qui da Vikrče. Il percorso è stato aperto nel 1927 e prende il nome da Josip Wester, scrittore di letteratura alpina e grande amante di Šmarna gora. Giriamo bruscamente a sinistra e prendiamo di petto la salita. Avanziamo lungo la cresta occidentale della Grmada anche se va piano, il percorso è, infatti, difficile a causa delle numerose rocce . Poco dopo la prima salita notiamo la biforcazione del Percorso libertà (Pot svobode) che prosegue la sua missione circolare intorno al versante meridionale della Grmada. Noi invece proseguiamo dritto sulla cresta, ugualmente ripido o addirittura anche un po' di più. Arriviamo dopo poco ad una frattura dove ha inizio il percorso un po' più in piano ma più interessante, il sentiero lungo la cresta e sino in cima . La cresta del Grmada si presenta quasi esattamente in direzione est-ovest e divide la montagna nel versante nord e in quello sud. Quello nord è chiaramente in ombra e umido, quello sud è invece esposto al sole e ai venti caldi che soffiano dalla valle. Questo si può vedere anche nella vegetazione. È proprio interessante come le piante differiscano in base ai versanti. Sul lato meridionale prevalgono le specie che amano il caldo, come sono il frassino e il carpino, su quello settentrionale invece il faggio. Il confine è così evidente che più non potrebbe essere (sulle foto non si vede tanto bene). A sinistra ci sono solo faggi, a destra invece carpini e frassini, al centro c'è il sentiero. A sinistra non c'è neanche un carpino o un frassino, a destra non c'è neanche un faggio. La statistica è rovinata solo dalle querce che troviamo su entrambi i versanti anche se sul lato settentrionale sono molto più rare. Adesso il sentiero diventa sempre più pianeggiante, il che ci ricorda che a breve raggiungeremo la cima. Ed è vero, all'improvviso gli alberi diventano radi, noi arriviamo su un punto dove tutto è pulito. Siamo sulla cima della Grmada, ad una quota altimetrica di 676 m. Qui vale la pena di fermarsi un po' in modo da poter godere delle straordinarie vedute che racchiudono tutta la parte meridionale della conca di Ljubljana. La vista ci prende così tanto che vorremmo rimanere, tuttavia dobbiamo andare avanti. Il percorso inizia a scendere leggermente e dopo alcuni metri raggiungiamo uno spazio in cui venivano fatti i falò al tempo degli assalti turchi. Il terreno è ancora completamente nero dai resti di carbone .
Šmarna gora
Il percorso da Grmada ci porta di nuovo sulla Sella , soltanto che lo facciamo dall'altro lato. Da qui, lungo la Romarska pot ci incammineremo sulla cima della Šmarna gora. Decidere se andare lungo la strada o prendere il sentiero più ripido che passa vicino alla cappella di sv. Nedelja spetta a noi. È più veloce e più comodo chiaramente andare lungo la strada. In questo caso svoltiamo a destra dietro la fattoria su un punto molto popolare lungo il quale passando per l'eremita di s. Antonio con la famosa campanella dei desideri raggiungiamo le mura dell'accampamento a Šmarna gora (667 m). Rasentando le mura ci avviamo verso la trattoria Ledinek dove ci possiamo concedere qualcosa da bere o un piatto casereccio tradizionale, ad esempio la minestra d'orzo. Strada facendo dobbiamo, certamente, guardare l'accampamento anti-turco del XV secolo e la chiesa della Madonna del 1711. L'accampamento è ben conservato e restaurato, le sue torri di difesa sono oggi riadattate in galleria e locali abitativi. Uno è stato trasformato addirittura in campanile . Sul lato meridionale del muro c'è il monumento a Jakob Aljaž , parroco e sloveno meritevole che ha collocato la famosa torre di Aljaž sul monte Triglav. Il monumento è opera di France Kralj e si trova sopra una piazzola panoramica. Anche la piazzola di per sé è qualcosa di speciale. La cima della Šmarna gora offre, infatti, vedute straordinarie sul lato meridionale e orientale della conca di Ljubljana, se passeggiamo anche intorno al muro, sul suo lato settentrionale, possiamo osservare le Alpi di Kamnik e della Savinja e le Caravanche in tutto il loro splendore e chiaramente i campi che si estendono sotto di loro. Ad ogni modo Šmarna gora è una cima da cui si gode un'ottima veduta e non è quindi strano che sia stata abitata già nella preistoria. Successivamente avevano qui la loro base i Romani, ancora più tardi ci sarebbe stato sulla Šmarna gora un castello di cui parlano diverse annotazioni indirette nelle fonti scritte. Oggi non c'è nessuna traccia di questo e quindi è difficile confermare tali affermazioni. Forse le rovine del castello sono state utilizzate per la costruzione del muro di difesa e della chiesa al tempo degli assalti turchi. Quando ci saremo riposati e avremo caricato le batterie, proseguiremo. Lasceremo la cima seguendo la Partizanska steza che ha inizio sul lato orientale delle mura
In pendenza
La Partizanska steza è molto ripida. Serpeggia con le sue curve sul versante orientale della montagna, alla fine si allaccia al percorso Šmartinska pot. Durante la seconda guerra mondiale era utilizzata dai corrieri partigiani che avevano la loro base sulla Šmarna gora. Un percorso protetto, marcato e per gli escursionisti ma per loro è stato aperto solo nel 1955. Al riguardo è interessante rilevare che nei primi due anni di guerra nessun occupatore era salito sulla cima della Šmarna gora. Soltanto quando si è presentato un numero sempre maggiore di pattuglie partigiane, allora l'occupatore ha organizzato alcune sortite sulla montagna, ma quasi sempre senza successo. Erano più frequenti le sparatorie con la mitragliette o con le bombe a mano dalla stazione di gendarmeria a Šmartno. Zig-zag, così serpeggia il nostro percorso tra i cespugli e le rocce sino a che la strada in pendenza non si riequilibra. Adesso siamo vicini all'incrocio che conosciamo dall'inizio del percorso. All'incrocio svoltiamo a sinistra sulla Šmartinska pot (è marcata). Anche questo percorso è parecchio ripido, inoltre non ci sono scale o radici che possano dare un sostegno alle gambe, quindi è necessario camminare lentamente e con prudenza. Dopo circa 300 m sul lato destro inizia ad accompagnarci un sentiero che si snoda lungo la gola stretta sul percorso . Un po' più avanti attraversiamo un altro sentiero che è quello che prenderemo per proseguire. Se andassimo diritto, arriveremmo a Šmartno , tuttavia ci complicheremo il ritorno al punto di partenza. Svoltiamo quindi a destra sul sentiero (all'inizio è "ricoperto" di coppi), lungo il quale ci incamminiamo subito dopo su una piccola radura nel bosco. Il sentiero prosegue verso ovest e noi lo seguiamo con fiducia. Di lì a poco notiamo il viale di abeti, il che è un segno che siamo arrivati alle prime case. Ed è vero, appena usciamo dall'abbraccio del bosco, ecco che ci aspetta già l'asfalto.
Di nuovo nella civiltà
Asfalto, finalmente! Già da tre ore buone siamo in viaggio e quindi ci sta bene che ci stiamo avvicinando lentamente all'arrivo. Ci incamminiamo tra le case con i giardini ben sistemati e iniziamo a scendere verso la chiesa di s. Giorgio a Tacen che vediamo a valle. Le case sono sempre più fitte, la chiesa si allontana invece dal nostro sguardo, dobbiamo quindi stare attenti a dove svolteremo a destra. Lo facciamo un attimo prima di arrivare all'incrocio con la Tacenska cesta. Quando cambiamo direzione, alla nostra vista appare nuovamente la chiesa di s. Giorgio , una volta cappella del castello di Rocen. Le mura che si vedono bene testimoniano il fatto che anche la chiesa era una volta "da accampamento". Nonostante le ripetute ristrutturazioni al centro della navata si vede ancora oggi una lapide che chiude l'ingresso alla cripta dei signori di Rocen. Questa cripta è oggi ricoperta di terra. Proseguiamo il percorso accanto ad un bel pozzo ristrutturato, lungo una strada stretta asfaltata verso ovest. Dopo alcune case finisce l'asfalto, la strada passa ad essere un sentiero ma rimane normalmente percorribile. Dall'altro lato della strettoia c'è un incrocio al quale svoltiamo a sinistra e sull'asfalto proseguiamo sino alla Thumova ulica, da lì a destra sino alla trattoria Grad, da dove abbiamo iniziato il nostro percorso odierno e più avanti verso la Kajakaška cesta. All'incrocio con la Kajakaška svoltiamo a sinistra e sul marciapiede passeggiamo fino al parcheggio – il nostro punto di partenza e il nostro arrivo.
Siamo andati tutt'intorno all'altura isolata che una volta veniva chiamata Holm. Nel fare questo abbiamo camminato per circa 9 km e abbiamo superato più di 720 m di dislivello. Abbiamo visto i prati a bassa quota e i prati alpini, boschi fitti e oscuri ed anche boschi radi e assolati, ci siamo anche arrampicati su qualche roccia e abbiamo respirato aria pura e goduto delle vedute, per non parlare del fatto se in cima ci siamo concessi anche qualcosa di più concreto, ad esempio una minestra d'orzo tradizionale o il latte acido ...